So here’s the thing…il concerto dei Fontaines D.C. al Carroponte è stata una delle più grandi delusioni della mia carriera di ascoltatore. Per motivi su cui nessun articolo di Rolling Stone, Deer Waves e compagnia cantante, si è soffermato. Capisco amici, bisogna pur mangiare. C’è chi parla di trionfo, chi parla di picnic nel parco. Il punto è che non riusciamo più a prendere sul serio la musica che un tempo etichettavamo come alternativa, anche perché siamo stati abbandonati da un giornalismo musicale inesistente, che per sopravvivere deve affiliarsi agli attori che mettono in gioco delle inaccettabili politiche di sfruttamento nei confronti del pubblico.
Ecco una lista di cose cose che non mi aspetto da un concerto di un gruppo che si definisce politico:
Pagare 44 euro per un biglietto in cui l’organizzazione decide arbitrariamente che 2/3 dei paganti non deve vedere nulla: la venue era divisa tra un enorme prateria sottopalco inaccessibile ai più e, dietro una ringhiera, il resto della platea che aveva la visione ostruita dalla torretta di controllo.
Trovare un pit separato dove un pit separato non doveva esserci. Uno dei miei criteri di partecipazione ad un concerto è molto semplice: non bisogna pagare di più per essere sotto al palco. Premessa che sembrava rispettata ieri, finché nella venue non ci rendiamo conto che il pit esisteva ed era gestito secondo criteri oscuri a tutti i partecipanti.
Ritrovarmi davanti una squadra di forze dell’ordine coi manganelli mentre cerco di accedere ad un sottopalco mezzo vuoto e che non era previsto nel momento in cui ho pagato: nel momento in cui ci si è cominciati a lamentare per l’insensatezza dell’organizzazione sono spuntati gli sbirri. Fatto neanche citato dagli articoli delle maggiori testate che si sono occupati della cronaca del live, dopotutto deve essere difficile se si è partner dell’evento. Complimenti a tutti, dall’organizzazione al management, fino al gruppo stesso.
Essere trattato ancora una volta come una mucca da mungere, un pollo da spennare *aggiungete voi l’animale da fattoria che vi suscita più simpatia.
Le birre piccole a 7 euro, le t-shirt della band a 50. Hanno ragione anche loro, lo stile è tutto.
Sicuramente non siamo nuovi a gestioni scandalose degli eventi live, ma ciò che mi colpisce in questo caso è l’assoluta insensatezza delle misure adottate: l’aver peggiorato la fruizione alla maggior parte dei paganti non è stato fatto per avere più guadagni dai biglietti a costo maggiorato; non è stata una questione di sicurezza, perché il porre una barriera non impedisce alla gente di ammassarsi, anzi, gli consente meno spazio in cui distribuirsi. Le scelte dell’organizzazione sono state estremamente punitive nei confronti dei partecipanti: man mano che le gestioni peggiorano, il costo dei biglietti aumenta. Ha ancora senso investire così tanta aspettativa nell’attività di partecipazione musicale, soprattutto alla luce di come sia palese il solo intento di sfruttamento del pubblico?
Quello che è successo sotto al palco ha reso assolutamente irrilevante tutto quello che vi è successo sopra. Per quanto mi riguarda, le premesse per godere di un concerto sono state assolutamente annullate da una gestione sfruttatrice e predatoria nei confronti degli appassionati che hanno speso un bel po’ di soldi per essere presenti. E sono anche stanco di considerare innocenti i gruppi, che hanno sempre un margine di scelta e di intervento e che, guarda caso, non intervengono mai, neanche dopo.
Ecco una lista di cose che pretendo:
Che i gruppi inizino ad interessarsi del pubblico e del luogo in cui suonano: una grossa produzione deve prevedere un certo grado di controllo del management del gruppo rispetto all’organizzazione dell’evento. Ieri la band o chi ne faceva le veci se ne è assolutamente sbattuta della questione pericolosa e sfruttatrice messa in atto contro i suoi stessi fan. Se sei un gruppo politico DEVI agire in un altro modo. Anche perché ne va della tua credibilità e della resa del tuo concerto: quale pubblico ha voglia di ballare con te se gli presenti una sfilza di manganelli davanti? Dove inizia l’azione e dove la - ehmfreepalestine - performance?
Che si inizi a boicottare gli eventi di LiveNation, attore assolutamente negativo e sfruttatore all’interno del circuito della musica alternativa in Italia.
Non trovarmi un manganello davanti solo perché sto facendo valere le mie ragioni di assistere ad uno show per cui ho pagato e in cui ritrovo una serie di limitazioni non esplicitate nel momento in cui ho comprato il biglietto.
Una totale rivoluzione nel sistema di comunicazione musicale in Italia: meno pagine conniventi con le peggiori politiche predatorie degli attori che gestiscono la musica (dal vivo e non) in Italia.
Ieri sono tornato a casa con un enorme senso di sconfitta.
Questo non è uno spazio in cui sognare nulla.
Tutto assurdo e sconfortante. Non seguo i Fontaines DC, ma condivido riga per riga.