Vorrei ampliare il discorso su Jovanotti in Calabria, questa volta utilizzando un approccio diametralmente opposto a quello di Meno male che Jova c'è 😄.
Non vorrei passasse che l’intento dell’articolo fosse meramente polemico, quando in realtà a mio avviso tocca temi sensibili rispetto allo stato dell’arte e dell’intrattenimento nel nostro territorio, che è l’ovvio soggetto dello scritto.
Tema 1: Sulla Locride e l’accoglienza nei confronti dell’artista.
Durante la sua permanenza a Gerace Jovanotti si è visto riversare addosso l’affetto e il calore di una nutritissima parte della popolazione, sia fisicamente che digitalmente.
Sembrerebbe scontato: dopotutto è uno dei più illustri rappresentanti della categoria “i nostri artisti che ci fanno tanto divertire e tanto appassionare”, anzi, forse è quello che meglio di tutti ha abbracciato, dosandola con la giusta quantità di affabilità, la connotazione messianica che riconosciamo alle popstar particolarmente influenti e carismatiche.
Dimensione di riconoscimento che non esiste per ciò che accade sul territorio, se non per alcuni casi limitatissimi, dove il lavoro nell’arte e nello spettacolo, anche quello frutto di un percorso formativo importante o di intuizioni creative originali, è roba per ragazzini, una perdita di tempo, una presenza che sempre più sta andando a dileguarsi invece di compiersi al servizio della comunità come ottimo sbocco lavorativo ed esistenziale per chi vive sul territorio.
Molti esponenti politici non hanno esitato a metterci il faccione e appropriarsi dell’apparizione del Cherubini, col proposito di trasformarlo in un entusiasta rilancio del turismo ad impegno zero: comodo, perché a loro non richiede alcuna programmazione e nessun intervento strutturale per facilitare i processi culturali, che sembrano dover essere considerati solo in funzione di procacciarci il turista.
Che andando a vedere bene è l’unica vera funzione che si è richiesta a Jovanotti: mostra a tutti quanto siamo belli!
Tema 2: Chi siamo quando nessuno ci guarda?
Diciamoci la verità: l’attenzione nei confronti di Jovanotti non è stata indirizzata alla sua funzione di artista.
Le reazioni agli elogi che ha indirizzato alla generic-Calabria (è la città più bella in cui abbia mai suonato!!) sono strettamente legate al bisogno di una terra in crisi d’identità di essere legittimata dallo sguardo del personaggio noto e dall’utilità di farci una buona pubblicità agli occhi del Paese.
Che poi il personaggio in questione canti, balli, reciti è ininfluente, è il suo potere riconosciuto a servirci.
Una volta qui era tutta campagna marketing, insomma.
Ciò si lega ad una convinzione piuttosto strutturata nella Locride: il mito della vocazione turistica.
Basterà il turismo a risolvere i problemi occupazionali, e di conseguenza quelli sociali, culturali, esistenziali del territorio?
Più che programmazione sembra l’ultima spiaggia di chi non riesce ad immaginare nient’altro e si illude basti concentrarsi su un settore che funziona (beh, dipende) pochi mesi l’anno e con grandissima concorrenza all’interno della Regione stessa.
Ma non è il mio campo, non mi lancio in un’analisi del genere.
Però riguardo al settore arte e cultura non si possono prendere decisioni basate solo sullo sguardo di un ipotetico Grande Turista.
Servono interventi strutturali che creino spazi e rafforzino lo spirito di condivisione, che si concentrino sulla qualità di vita di chi sul territorio ci passa dodici mesi l’anno.
E’ la vitalità delle nostre comunità il punto, l’incontrarsi di chi ne fa parte, in modo che ci siano le condizioni per far innescare fenomeni sempre nuovi e che si creino possibilità dove adesso non ci sono.
Non basta che la figura influente di turno legittimi la nostra bellezza e la nostra identità, ma chi siamo noi, e cosa desideriamo, quando il Jovanotti di turno non c’è.
Tema 3: Quindi Jovanotti è il male?
No.
Ben venga lui e chiunque altro. (a meno che non crei danni ambientali)
Ma non è chi ci salverà.
La sua stessa presenza, sia per quanto riguarda il Beach party, che per le riprese del suo video, è verosimilmente frutto del lavoro di intermediari che hanno lavorato molto bene.
Jovanotti non ha scelto la Calabria perché è perdutamente innamorato della nostra terra o per farci la carità.
Ma perché il lavoro di qualcuno lo ha indirizzato qui.
Ma il settore non vive di soli Jovanotti, non vive due mesi l’anno e può creare molto, ma molto, di più.
Quando qualcuno riesce ad ottenere risultati organizzando eventi culturali, che siano rilevante o di nicchia, è perché svolge un lavoro che non gli cade addosso dal cielo. E attorno deve esserci una comunità pronta a valorizzarne il risultato.
Che sia un artista nazionale o un artista locale, che sia un concerto o una mostra, il risultato è contributo di tutte le parti in gioco.
Chi organizza, chi media, chi finanzia (mi auguro anche gli enti pubblici) e chi partecipa determinano la vitalità di un territorio più del singolo.
Per questo credo siano necessarie meno odi a Jovanotti e più comunità, più partecipazione, più interesse.
E soprattutto più fenomeni che qui nascono e qui si sviluppano, che migliorino la vita di chi qui ci vive e creino posti di lavoro di qualità.