In Spirited Away (La Città Incantata) di Hayao Miyazaki, la protagonista Chihiro è riluttante all'idea di cambiare città e recidere i legami con i suoi luoghi e con i suoi amici: è l'unica vita che conosce. Mentre si dirige verso la sua nuova casa, si ritrova persa in una città sconosciuta abitata da spiriti. Separata dai suoi genitori, cerca di sopravvivere lavorando in un palazzo termale dai turni massacranti.
Chihiro è una bambina, ma la storia per certi versi corrisponde alle esperienze di molti giovani adulti del nostro mondo.
Ad un certo punto si lascia casa, che sia per ambizione, studio o necessità, per arrivare in un mondo che funziona secondo altre leggi fisiche.
Per alcuni è un sollievo, per altri, come Chihiro, è inizialmente più complicato.
Una delle scene chiave del film vede la protagonista sul terrazzo dei dormitori delle terme. È spaventata, esausta, privata del proprio nome, intrappolata in un mondo che non comprende: è qui che avviene la catarsi.
Guardando oltre il mare che la separa da casa, ne coglie la bellezza e le possibilità che si nascondono dietro al suo mistero.
Non è più solamente una distesa d'acqua ostile, oltre c'è un altrove da raggiungere: l'impossibile diventa possibile.
Ho iniziato citando uno dei più acclamati coming of age cinematografici, perché il lasciare la città, inteso come crescere e andare via di casa, viene raccontato con sensibilità e potenza.
Chihiro fa un passo verso l'età adulta adattandosi ad uno scenario che cambia e superando le paure grazie alle proprie emozioni da bambina. Sono le condizioni per cui i binari possano attraversare il mare.
Alla soglia dei 30 anni, in una tempistica perfettamente italiana, mi ritrovo nella stessa situazione: separarmi per la prima volta dalla Costa.
Mettendo insieme una playlist per il viaggio, mi sono reso conto di come il lasciare la città/casa sia un tema ormai confinato a musica di qualche decennio fa, per pubblicazione o cifra stilistica.
Sono altre le ansie che affiorano sotto pelle alla nostra generazione.
E noi non siamo più soldati in guerra, malati per il ritorno: la nostalgia si muove quasi esclusivamente su asse diacronico.
O forse continuiamo ad esserlo, silenziosamente.
Per adesso vi lascio la playlist: